La ricetta di oggi e’ anch’essa un piatto dei ricordi, ma non “del sud” stavolta, bensi’ appartengono alla tradizione culinaria bergamasca di nonna e zia.
Piu’ precisamente alla sorella di mia nonna.
Una donna fragile ma temeraria, che ha passato la prima e la seconda guerra mondiale!
Mi ricordo dei suoi racconti , durante la guerra e’ stata malata di tifo, le e’ stata data l’estrema unzione e con quella e’ risuscitata, e’ morta alla bella eta’ di 93 anni!
Mi raccontava degli aerei, dei bombardamenti, dei tedeschi, tutto sempre vicino alla mitica stufa dove aveva sempre appoggiato un pentolino che spesso conteneva il suo pancotto.
Dovete sapere che era una donnetta magrolina, piccola, non era sposata e con l’eta’ soffriva un po’ di solitudine, ultimamente ci sentiva poco.
Ha sempre mangiato come un’uccellino e ultimamente senza denti ancor di piu’, percio’ un pentolino di pancotto le durava qualche giorno.
“Pan còc, pan net, induina n’do che l’è in che sto che'” (detto bergamasco):
- 200 g di pane raffermo
- brodo vegetale q.b.
- 3 - 4 cucchiai di pomodoro
- prezzemolo
- 1 foglia di alloro e salvia
- sale q.b.
- olio evo
- 1 scalogno
- formaggio grattugiato
- Rosolare con un filo di olio lo scalogno
- Unirvi il pane precedentemente spezzettato a pezzi piccoli
- Ricoprire di brodo vegetale
- Aggiungere il pomodoro, il prezzemolo, l'alloro, la salvia, un filo di olio e far cuocere una ventina di minuti, fino a che il pane si sia ammorbidito bene.
- A piacere potete frullarlo un po' , io l'ho fatto per la bimba.
Vi saluto e buona settimana!